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Fortis, Alberto


Fortis, Alberto

1741

XVIII

M

Alberto Fortis nasce a Padova il 10 o l’11 novembre 1741 da Giovanni Antonio Fortis Feracini e da Francesca Maria Bragnis. Perde in tenera età il padre e ciò crea difficoltà economiche alla famiglia. La madre, donna colta e brillante, sposa in secondo matrimonio il ricco conte Federico Capodilista e dà vita a un celebre salotto, in cui si incontrano i professori più noti dell’Ateneo padovano per sostenere dotte conversazioni. Inserito dalla famiglia nel seminario di Padova, già a sedici anni Fortis veste l’abito dei padri Agostiniani, assumendo il nome di Alberto (il nome  di battesimo è Giovanni). Durante gli anni di seminario studia teologia, ma più che agli aspetti teologici è interessato ad altre letture, tra le quali hanno grande rilievo la storia naturale e la geologia. Il giovane scopre presto che l’ordine vuole fare di lui il difensore d’ufficio dell’ortodossia agostiniana. Nel 1767 escogita un piano per la liberazione dal vincolo della pratica religiosa romana, che va a buon fine quando il vescovo di Vicenza promette di dargli un posto da bibliotecario. Così Fortis lascia l’ordine una volta per tutte, ma il vescovo rifiuta quanto gli ha promesso, deludendo così le aspettative del ragazzo. Fortis si trasferisce a Venezia nel 1767, portando con sé il disprezzo per la vita ecclesiastica e una forte passione per la libertà negli studi e nella cultura. Diventa traduttore e inizia il suo lavoro letterario con un Volgarizzamento libero del Quarto Libro dell’Eneide di Virgilio (1768), opera che rappresenta il suo esordio come letterato. Parallelamente al Volgarizzamento, l’autore si cimenta con la scrittura giornalistica nel Giornale d’Italia di Francesco Griselini, manifestando il suo pensiero scientifico ispirato ad alcune tesi della Protogaea di Leibniz e all’opera di Charles Bonnet. Nel 1767 lo scrittore è a Venezia: riesce a trovare un impiego dapprima come «pubblico revisore de’ libri», in seguito entra nella redazione del Magazzino Italiano, periodico sul quale, oltre alle vicende del giurisdizionalismo e ai dibattiti economici, hanno spazio informazioni sulle indagini naturalistiche di Lazzaro Spallanzani e di Charles Bonnet. Terminata la collaborazione con il Magazzino Italiano, egli passa a scrivere, nell’autunno del 1768, sull’Europa Letteraria, periodico che finisce col portare «una nota d’inquietudine illuministica nella cultura pubblicistica veneta». L’Europa Letteraria è la «creatura giornalistica» di uno dei gazzettieri più noti di Venezia, Domenico Caminer, assistito nel lavoro dall’arguta e vivace figlia diciassettenne Elisabetta.

Fortis nel 1770 fa l’originale scoperta della costa e delle isole della Dalmazia. Egli accetta con entusiasmo l’opportunità, offertagli da John Stuart, conte di Bute, di effettuare un viaggio in Dalmazia. È questo il primo di una serie di viaggi, finanziati da autorevoli mecenati inglesi e dal Senato veneto, da cui deriva quella scoperta del mondo slavo che è all’origine di buona parte della fortuna letteraria di Fortis in Europa. Il Saggio d’osservazioni sopra l’isola di Cherso ed Osero è il frutto di quei mesi di viaggio e di studio in Dalmazia. Fortis pubblica il Saggio d’osservazioni a Venezia nel 1771. Subito dopo la spedizione del 1770, Fortis intraprende un altro viaggio in Dalmazia con l’amico e mecenate inglese Lord Frederick Augustus Harvey, vescovo di Derry dal 1768, viaggiatore e amante della storia naturale. Incontratisi a Pola a giugno, i due ben presto cambiano programma: il Vesuvio è entrato in eruzione e decidono di compiere una visita all’area vulcanica di Napoli. Alla fine di luglio, finito il breve viaggio napoletano, raggiungono la Puglia e da qui tornano in Dalmazia riprendendo il progetto originario. Un'altra missione - affidatagli dal Senato di Venezia per interessamento di un personaggio autorevole come il patrizio veneto Andrea Memmo - lo porta nuovamente in Dalmazia nell’estate del 1773. Ha il compito di studiare la situazione della pesca e le sue implicazioni sull’economia dei piccoli centri costieri, e di suggerire così i possibili rimedi al degrado in cui la terra dalmata versa.

Tutte queste esperienze gli consentono di perfezionare e dare alle stampe la sua opera più nota, il Viaggio in Dalmazia, che esce in due volumi a Venezia dallo stampatore Milocco nel 1774.




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