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Recensione di G. Scianatico: il "verbo del mare" di M. Giammarco

 
Il “verbo del mare”. L'Adriatico nella letteratura II. Scrittori e viaggiatori di M. Giammarco, Bari, Palomar, 2011 
 
Rinascimento Adriatico” è l'espressione chiave di questo innovativo volume di Marilena Giammarco, nel senso che ne indica insieme il programma - di rinascita della cultura adriatica - e l'impegno intellettuale, rivolto, sulle tracce di scrittori e viaggiatori, alla ricostruzione e allo sviluppo di un nucleo letterario transnazionale condiviso. Una chiave consapevolmente utopica, equilibrata dal rigoroso disincanto con cui l'autrice guarda alla vicenda storica delle due sponde, tessendo tra questi due poli il suo discorso.
Ma anzitutto ricorderò che questo secondo volume, pur realizzandosi nella piena autonomia della sua ricerca, è organicamente legato al primo (Il “verbo del mare”. L'Adriatico nella letteratura I. Antichi prodromi, riletture moderne) di cui costituisce la prosecuzione e lo sviluppo.
Comune è dunque l'ispirazione e l'obiettivo; comune il contesto di indagine e in parte gli oggetti sottoposti ad analisi; ciò che cambia è il punto di vista, così che l'immagine appare nel suo complesso indagata a partire da ottiche diverse che si compenetrano arricchendosi sinergicamente.
Il primo volume, un libro di carattere fondativo, un apripista nel campo delle ricerche sulla letteratura adriatica, risaliva a individuare nel mondo del mito, dell'epica antica orale e scritta, le radici, gli archetipi comuni della letteratura dell'area adriatico-ionica, da Omero e dalle Argonautiche ai miti delle Elettridi e delle Diomedee, alle immagini dell'albatro e del delfino. Estendeva il suo esame in particolare ai topoi adriatici, sia in senso retorico generale della topica della navigazione (tempeste, naufragi), che in senso insieme metaforico e reale di rappresentazione dei luoghi del paesaggio adriatico, come il mare, le rive, la laguna, la montagna, le isole, e via dicendo.
Questo secondo libro, che dell'altro conserva il taglio europeo e la estrema ricchezza della rete di riferimenti letterari internazionali, ha invece il suo asse nel rapporto della scrittura con la storia, presentandone il tema in progressione, come ad onde concentriche, con un grado di approfondimento sempre maggiore. Tale rapporto si esplica nelle sue ricadute letterarie attraverso una doppia riflessione, nel senso della meditazione sulle vicende storiche e del loro rispecchiamento nella narrativa, dei modelli che innescano.
Fa da ouverture una lettura diacronica del tema del viaggio, di cui Giammarco mette a fuoco il modello adriatico, un tema che resta comunque costante, giacché di viaggi sono in effetti intessuti tutti i rapporti interni alla scrittura tra le due coste, un tema riproposto a partire dal mondo antico - ma questa volta ancorato a storici e geografi – attraverso l'era di Venezia, l'ottocento e fino al novecento, agli Andric, ai Bettiza, ai Magris.
La seconda parte del libro, la più corposa, si propone la ri/costruzione di una “geostoria letteraria dell'Adriatico”.
Tale categoria non si limita ad intrecciare le due componenti di fondo della storia e geografia (di memoria dionisottiana) della letteratura, ma, con operazione più complessa, vi sovrappone le dimensioni dell'imagologia, della letteratura (e delle letterature) dell'Adriatico e sull'Adriatico, della sincronia e della diacronia.
Mirando, a partire da uno scenario che si presenta come luogo dei conflitti, a riconoscere l'appartenenza a una letteratura comune, a riavvalorare le convergenze, Giammarco punta a un'assunzione di responsabilità :  la condizione inalienabile sembra risiedere nella generale riscoperta del senso di appartenenza a una patria plasmata sull'insieme di civiltà nelle quali ciascuno tende a riconoscersi [...] potrà forse risultare di qualche utilità il tentativo di costruire un modello letterario transnazionale che come un ponte s'inarchi tra i Paesi affacciati sull'Adriatico.
La proposta sta nell'intenzionalità di un nuovo sguardo capace di riconoscere e sviluppare il discorso di una identità collettiva: uno sguardo teso a far risaltare le aperture all'alterità e gli oltrepassamenti di confine, gli incontri tra culture e l'icrociarsi delle prospettive, i colloqui e i dibattiti intellettuali, le avventure dell'immaginazione, e insomma ogni tipo di esperienza che, nel solco della memoria, delle tradizioni e del ritrovamento delle radici comuni, possa servire a costruire sulla frontiera una nuiova nozione d'identità.
Dal medioevo della poesia religiosa e dei pellegrinaggi alla novellistica , all'umanesimo e al petrarchismo rinascimentale si ritesse pazientemente, da una sponda all'altra, la tela comune. Uno spazio consistente è dedicato al settecento, tra scienziati, viaggiatori, uomini di teatro, e di li si ripercorre, a partire dal mito dei Morlacchi, un'antropologia romantica che si estende nell'Europa dell'ottocento. In Italia il discorso sul XIX secolo passa infine per Carducci, Pascoli e D'Annunzio.
A quest'ultimo in particolare, com'è giusto, la studiosa, che a lungo si è occupata del poeta pescarese, dedica un'ampia sezione, per   passare poi a un inedito crepuscolarismo adriatico, e quindi al novecento dei diversi Paesi rivieraschi fino ai contemporanei.
Due appendici completano il volume. Nella prima , Percorsi nell'immaginario, l'autrice allenta la tensione sistematica del suo discorso, per abbandonarsi al piacere della lettura adriatica, Presenze e assenze assolutamente soggettive, tracce invisibili e personali conducono il lettore lungo un suggestivo itinerario, recuperando, oltre il rigore dello studio, il gusto libero della scrittura, vagando tra le nebbie di una Venezia sognata da Dickens, attraverso la grande letteratura tedesca, anglosassone, francese, e tornando con uno stimolante andirivieni sugli italiani, su inediti scorci di Gadda, sulle suggestioni di Anselmi, Magris e altri.
L'ultima esaustiva appendice, di carattere bibliografico, dovuta a Monica de Rosa, costituisce un indispensabile sussidio per quanti si occupino di letteratura adriatica, associando alla bibliografia di italianistica quelle delle altre letterature, in connessione alle problematiche dell'odeporica. In particolare, riguardo alla recente produzione sul tema (riviste, atti di convegni) ha il merito di riportarne per intero gli indici, costituendo un utile strumento di consultazione.
                                                                                         
                                                                                                                                                Giovanna Scianatico

 

 

 

 

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