colassù. Il personale alla tavola era il Vladika e suo cugino, che stavano seduti uno a destra e l’altro a sinistra del re; il colonnello conte Karacsay, il capitano Orescovich e tutti quelli del seguito di S. M., meno il cavaliere Dr. de Ammon, che stanco della fatica sostenuta, si era ritirato.

Dopo la cena dolcissimo ad ognuno de’ viaggiatori era darsi al riposo. Io dormii certo saporitamente, e non venni destato che dal garrulo canto delle rondinelle, che sull’arbor del giorno rompeva pel primo il silenzio della natura in quella vallata, accoppiato talora dall’urlo di canto di qualche lontano pastore, che pareva annunziare qual foriere lo spuntar del giorno. Balzai allora dal letto, dovendo porre fra carta le piante raccolte il giorno prima durante la salita, e disseccarle. Fatto ciò, venni tratto dal bel mattino alla finestra, donde mi misi a contemplare tutto solo la bella valle di Cettigne, la quale animata da un qualche raggio di sole, che furtivo toccava le più alte cime di quelle balze, colorandole d’un bel rosso di fuoco, mi compariva sorprendente. Questa valle piana, contorniata da una giogaia di creste rupestri per lo più ignude, isolate, coniche, spesso acute, inaccessibili, sparse quindi di rarissimi cespugli, rialzavansi 200 piedi eppiù, sul livello della stessa.

Quì il naturalista può spacciare libere le sue idee, quì la mente gli si eleva al pari del sito che si trova in un’atmosfera chiara e serena, in un’aria pura e diafana, in una temperatura gradita, ove nelle regioni alte com’è noto, lontane da tutte le cause materiali è meno variabile, e le nuvole che non alzansi al di là di 3000 a 4000 metri, trasmettono molto calorico all’atmosfera. Se si porta a considerare poi la formazione di quelle ingenti masse minerali, raccapriccia alla quantità d’acqua, d’aria e gaz che sotto forme moleco-

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